Domanda
Mio padre, 79 anni ben portati, ha subito da poco una resezione anteriore del retto per l’asportazione di adenocarcinoma. Macroscopicamente trattasi di neoplasia vegetante ulcerata occupante la meta’ del lume estesa per 3 cm. e posta a cm. 10 dal margine piu’vicino. Moderatamente differenziato
(G 2 ), infiltrante la parete a tutto spessore e i tessuti periviscerali, a crescita infiltrativa, con scarsa reazione linfocitaria peritumorale, linfoinvasivo. Metastasi a tre su sei linfonodi viscerali. Margini chirurgici indenni. Diagnosi: G 2, Stadio C 2 di Dukes, mod. Astler e Coller;
gruppo 4 di Jass; pT3NXMX.
SNOMED G5-009 T-59000 M-81403. All’indagine ecografica al fegato e all’addome niente di rilevante. Rx al polmone nella norma. I marker tumorali CEA 1 ng./ml. il 17/05/2004 ed 1,7 il 24/08/2004 , l’ S CA 19,9 in data 17/05/2004 e 8,8 il 24/08/2004. Il paziente e’ iperteso da anni e la pressione viene contenuta nei limiti con l’assunzione giornaliera di 9 diversi farmaci, ben tollerati. E’ portatore di stent alla coronaria di destra dal gennaio 2001. Mentre alla coronarografia di sinistra risultava: tronco comune indenne. Arteria discendente anteriore con stenosi 50% sul tratto prossimale-medio; primo tratto distale di discreto calibro con stenosi 80% all’origine Ramo circonflesso con stenosi eccentrica 70% prossimale. Ora, a fronte dei dati anamnestici la domanda: ritiene assolutamente necessario ricorrere alla chemioterapia oppure i rischi sono superriori agli eventuali benefici? Grazie infinite per la graditissima consulenza.
Stefano
Risposta
Il rischio della chemioterapia appare inferiore al rischio di diffusione della neoplasia per cui questa terapia appare in genere indicata. E’ ovvio che una completa valutazione di rischi e benefici deve essere fatta dall’oncologo.