Domanda
Vi ringrazio infinitamente per la risposta chiara e tempestiva. Posso capire che lei non sia d’accordo con il mio giudizio negativo sugli specialisti dell’I.F.O. che hanno seguito il caso di mia mamma, ma io con tutta la mia ignoranza in materia (adesso un po’ meno purtroppo) credo che se mia mamma fosse stata operata quando la tac dava come risultato RC, adesso non mi troverei con una mamma distrutta fisicamente dalle troppe terapie subite, da un male che in un mese l’ha ridotta in fin di vita, da un intervento di salvataggio subito in queste condizioni.
Propabilmente se l’avessimo operata prima, innanzitutto non sarebbe così debilitata e forse si sarebbe ripresa più rapidamente e più facilmente dall’intervento e avrebbe potuto sostenere le terapie successive con maggior forza fisica. Tra l’altro una tesi la mia, avallata anche dal professore che l’ha operata (non esplicitamente, ma tra le righe, come è giusto che sia!). Rimane il fatto che non si può mai dire nella vita e che probabilmente ha ragione lei, perchè ho imparato che con questo male o è testa o è croce, ma ho imparato anche che quando ci si trova alle prese con un cancro l’ultima cosa da fare è mettersi completamente nelle mani di una struttura pubblica, ma consultare di continuo specialisti privatamente. A parte tutto questo che veramente adesso poco importa, le voglio dare le informazioni che mancavano sulla mia lettera: la massa tumorale cresciuta in un secondo momento non era un tumore nuovo come tutti credevamo (medici compresi) e speravamo, ma l’esame istologico ha dato come risultato primitivita’ intestinale; le lesioni epatiche all’inizio erano molto piccole, adesso sono maggiori di 3 cm. La mia domanda è questa: la chemioterapia aiuterà mia mamma a vivere più a lungo oppure non farà altro che indebolirla e renderle ancora più duri gli ultimi mesi di vita che le rimangono? Perchè è così? Vero?…La ringrazio infinitamente e spero mi risponda il più sinceramente possibile.
Giorgia (la mia storia)
Risposta
Dopo le sue precisazioni sono sempre più propenso a pensare che il decorso della malattia di sua madre non sarebbe cambiato. per quanto riguarda la tolleranza alla chemioterapia non posso darle una risposta univoca in quanto l’indicazione a farla si basa su una valutazione complessiva delle condizioni del paziente. deve fidarsi degli oncologi che curano sua madre e sperare che si possa rallentare il decorso della malattia minimizzando gli effetti collaterali.