Domanda
Spettabile Comitato Scientifico vorrei la Vs. illustre opinione riguardo la situazione di mia madre, anni 84, affetta da adenocarcinoma colico a moderato grado di differenziazione, ricoverata in ospedale a ottobre e giudicata inoperabile. viene sottoposta a TAC con contrasto lo scorso 23 gennaio:
TC torace e addome superiore ed inferiore: a livello toracico l’indagine evidenzia unicamante in corrispondenza del lobo superiore di destra una micronodulazione in sede mantellare anteriore, di pochi millimetri di diametro, che non riveste univoco significato. Tale alterazione è meritevole di confronto con precedneti Tac del torace, se eseguite, ed eventualmente di stretto follow-up nel tempo. Sul restante ambito parenchimale bilaterlarmente non sono apprezzabili ulteriori lesioni tomodensitometriche a focolaio. Non segni di versamento pleurico nè linfonodi significatamente aumentati di volume a livello mediastinico ed ilare. A livello epatico sono presenti alcune lesioni focali a carattere sostitutivo di aspetto francamente ipodenso per verosimile colliquazione centrale attribuibili a localizzazioni secondarie. Tali alterazioni hanno diametri sino ad un massimo di circa 7 cm. (quast’ultima nell’ottavo segmento). Non visibili lesioni tomodensitometriche a focolaio a carico della milza, del pancreas e delle ghiandole surrenaliche. Reni in sede, con conservato effetto nefrografico; piccola lesione cistica semplice di circa 1,5 cm. al terzo inferiore del rene destro. Non sono visibili linfonodi significativamente aumentati di volume a livello addominale e nel piccolo bacino. A livello pelvico la vescica è parzialmente distesa, senza evidenti lesioni intrinseche. In sede annessiale sinistra si osserva tumefazione espansiva di aspetto cistico avente un diametro maggiore di crica cm. 5. TC ENCEFALO: l’indagine non ha evidenziato lesioni oncologicammente significative. Secondo Voi si potrebbe eventualmente operare per migliorare la sua qualità di vita per i problemi che le sta causando l’intestino?
Grazie e cordiali saluti.
Alessandra
Risposta
Il rischio operatorio deve essere valutato sulla base delle condizioni generali della paziente, su eventuali malattie associate e sullo stato delle funzioni cognitive cerebrali. Una volta fatto questo bisogna pesare il rischio operatorio contro il beneficio eventuale di un intervento palliativo che potrebbe (ma non è detto che avvenga) migliorare i sintomi locali di sua madre (sintomi che lei non descrive, fra l’altro) ma non sarà in grado di prolungare la sopravvivenza.