Domanda
Mia madre ottantenne risulta affetta da cancro del colon discendente con metastasi epatiche.
Vorrei un’indicazione su quale quale sia la strategia di trattamento più opportuna.
Di seguito qualche informazione sul caso:
A seguito di clisma opaco il 15/10/2004 è stata individuata una stenosi del colon discendente.
La successiva colonscopia dà il seguente referto: –
Progressione dello strumento fino a 50 cm dall’ano. A tale livello presenza di processo ulcero-vegetante che occupa i 2/3 del lume, di consistenza molle, che non lascia progredire lo strumento. Si eseguono biopsie multiple.
L’esame istologico dà il seguente risultato:
“Frammenti bioptici di mucosa del colon con aspetti iperplastici della componente ghiandolare e, focalmente, displasia di grado moderato e laghi di muco. Il reperto va correlato ai dati clinico endoscopici ed ev. integrato con nuovo prelievo”�.
I markers tumorali risultano:
Tpa : 73 Ca 19-9 : 234,7 Cea : 17,2
La Tac addominale con mdc fornisce il seguente referto:
“Addome Fegato di dimensioni nei limiti, a densità parenchimale disomogenea per la presenza di almeno due formazioni ipodense, al quinto (1 centimetro) e sesto segmento (1,3 centimetri), suggestive di lesioni di tipo ripetitivo. Colecisti idropica, settata, con visibilità endolume di due formazioni litiasiche a livello dell`infundibolo. Vie biliari ed extraepatiche non dilatate. Milza di dimensioni nei limiti, di densità omogenea. Pancreas di morfologia e dimensioni regolari, senza rilievo di dilatazione dei dotti principali. Reni in sede, di forma e dimensioni regolari, con conservata funzionalità escretoria, senza rilievo di dilatazioni calico-pieliche; presenza di voluminosa formazione cistica al III medio-inferiore di destra. Non visibilità d tumefazioni linfonodali delle stazioni retrocrurali, celiache, precavali, intercavoparaortiche e mesenteriche. Pelvi A carico del colon discendente si rileva inspessimento parietale produttivo con disomogeneo enhancement ad aspetto addensato del cellulare lasso periviscerale; reperto suggestivo per lesione eteroplasica primitiva. Vescica in sede, distesa, a contenuto omogeneo e pareti regolari. Utero morfovolumetricamente nei limiti, a densità disomogenea. Presenza di falda fluida nel Douglas. Non evidenti tumefazioni delle stazioni linfonodali iliache, otturatorie ed inguinali.
Gli esami cardiologici rivelano una situazione soddisfacente, considerata l’età . ===========================================
Ci è stato suggerito di intervenire chirurgicamente solo sul colon, in tempi brevissimi, con metodologia mini-invasiva (sembra che l’intervento laparoscopico sia possibile, anche evitando la stomia) procedendo successivamente a trattamento chemioterapico per le lesioni secondarie. Per queste ultime si sta valutando ”“ sempre dopo l’intervento ”“ anche l’ipotesi di un’ablazione via laser o di un trattamento termico.
La paziente, dopo i disturbi che l’avevano indotta ad effettuare i controlli (diarrea e stipsi, alternata per 15 giorni, crampi addominali, nausea, scialorrea), attualmente appare in eccellenti condizioni generali (è in buone forze, tanto da attendere senza difficoltà al menage domestico, esce da sola, si alimenta con molto appetito, digerisce senza difficoltà , l’alvo è abbastanza regolare, sta inoltre leggermente recuperando peso dopo un calo di circa 6-7 chilogrammi: oggi pesa circa 70 chili).
Personalmente sono molto preoccupato – sia per il decadimento generale che temo accompagnerà l’operazione sia per le conseguenze della chemio – e mi chiedo se sia possibile, in un caso del genere, procedere prima dell’intervento a un protocollo chemioterapico neoadiuvante.
E ancora mi chiedo:
Invece di un intervento demolitivo l’applicazione di uno stent intestinale – a scopo palliativo – sarebbe consigliabile?
Oppure non è ancora il momento di pensare a interventi palliativi e c’è la possibilità di garantire un certo periodo di sopravvivenza in discrete condizioni?
grazie e cordiali saluti
7-8024
Risposta
Innanzitutto la presenza di metastasi epatiche non rappresenta una controindicazione ad un intervento chirurgico; è possibile infatti in casi selezionati resecare sia il tumore primitivo che le metastasi epatiche. La scelta dipende dalle condizioni generali della paziente e dalla sede, numero e dimensioni delle metastasi. La resezione appare poco proponibile in caso di metastasi in altre sedi; nel nostro caso, la presenza di falda fluida nel Douglas pone il sospetto di una carcinosi peritoneale.
Nel caso dunque non sia possibile effettuare un intervento chirurgico con intento curativo, occorre passare alla terapia palliativa, che ci offre le seguenti possibilità: inserimento di uno stent per prevenire l’occlusione intestinale (in tal caso è necessario valutare la fattibilità della procedura previa valutazione della lunghezza della stenosi mediante Rx clisma opaco)o anche la resezione chirurgica del tratto stenotico seguita da chemioterapia se le condizioni generali della paziente lo permettono.
Ogni decisione dovrà essere presa da un team multidisciplinare (oncologo, chirurgo, gastroenterologo e radiologo interventista).
scelta, che determina un restringimento del lume del colon, si